Nelle pagine del nostro blog abbiamo ripercorso la storia di diversi tipi di colore, indagando come le varie tinte sono state utilizzate e pensate nel corso dei secoli. Oggi vogliamo concentrarci sul cosiddetto “non colore”, il nero, che si presenta come fondamento della nostra stessa percezione visiva. Ma cos’è nel concreto il nero?
- Il colore nero
- L’uso del nero nella Preistoria
- L’uso del nero dagli egizi ai romani
- Il nero tra malvagità e purezza
- Tanti tipi di nero
Il colore nero
Cosa è il nero? Dipende dai punti di vista, o meglio, dalla teoria dalla quale si vuole partire. Nel mondo della sintesi additiva, il nero è visto come l’assenza di luce: al venir meno della luce che caratterizza i colori resta infatti unicamente il nero. Nel mondo della sintesi sottrattiva, invece, il nero è una superficie che non riesce a riflettere nessuna lunghezza d’onda, restituendo così l’assenza del colore. Nel corso dei secoli, come vedremo, il nero ha rappresentato tanti concetti diversi: il nero è stato il colore della morte, del male, della purezza, del nulla.
L’uso del nero nella Preistoria
Possiamo attribuire i più diversi significati al nero, ma su una cosa non ci sono dubbi: questo è stato uno tra i primissimi colori – se non direttamente il primo – a essere utilizzato dall’uomo per disegnare e per dipingere. Possiamo anche affermare che il nero rappresenta e dà forma alla prima convenzione dell’arte figurativa, ovvero al contorno. Basta guardare alle grotte di Lascaux in Francia, le cui volte hanno conservato fino a oggi disegni di tori, di cavalli e di altri animali tracciati circa 18.000 anni fa: il nero è il colore principale usato per definire le forme e i contorni.
Fino a quel momento l’uomo era stato un animale, un essere vivente che poteva pensare solo a quello che era intorno a lui, che esisteva davvero; dopo aver tratteggiato i contorni di un toro con un po’ di carbone, però, l’uomo è riuscito a compiere il fondamentale salto tra natura e rappresentazione, dando il via allo sviluppo del pensiero astratto. Da qui sono nati il disegno, la pittura, la scrittura e di fatto l’intera civiltà umana.
L’uso del nero: dagli egizi ai romani
Nell’antico egizio il nero non aveva le connotazioni negative o tetre che avrebbe assunto nei secoli successivi. Quello era infatti il colore della fertilità, essendo associato al terreno fertile delle sponde del Nilo; e sì, certo, il nero era anche il colore del dio degli inferi, Anubi, ritratto come uno sciacallo nero; ma Anubi non era il male, e anzi, il suo ruolo era quello di difendere i morti dalla malvagità.
Passando per gli egizi, il nero diventò anche per i greci il colore dell’aldilà: le stesse acque del fiume Acheronte erano infatti presentate come nere. L’oscurità aumentava poi man manco che i defunti si avvicinavano al Tartaro, il punto più nero di tutti, lì dove si ergeva Ade, il re degli inferi, su uno spaventoso trono di ebano nero. Ma il nero era anche un colore onnipresente nella produzione artistica greca, in particolar modo nel mondo delle ceramiche, dove come è noto si alternano figure nere oppure, eventualmente, figure rosse su sfondi neri e lucidi.
Il nero non ebbe grande fortuna tra i romani, i quali arrivarono ad avere delle scale gerarchiche molto ben definite per i vari colori. Il viola era il colore più prezioso di tutti, riservato al solo imperatore, mentre i soldati e i senatori potevano dare sfoggio di vesti rosse. I sacerdoti erano invece bardati di bianco, laddove il nero era invece riservato generalmente agli artigiani. Durante l’impero il nero, già colore della morte, venne adottato anche per il lutto, con le famiglie dei defunti a indossare abiti molto scuri per le settimane successive al decesso, per poi – in occasione di un apposito banchetto – indossare delle vesti bianche.
Il nero tra malvagità e purezza
Il nero arrivò nel Medioevo come il colore dell’oscurità e del male: non stupisce affatto che nei dipinti medievali il diavolo, rappresentato in forma antropomorfa, presentasse regolarmente capelli, ali e persino pelle di un colore nero intenso. Intorno al 12° secolo intorno al nero si accese peraltro una disputa piuttosto sentita. Questo colore era utilizzato dai monaci benedettini a simboleggiare penitenza e umiltà, laddove la nobiltà, per dire, vestiva ancora prevalentemente di rosso, sulla lezione dei romani.
I monaci cistercensi, da parte loro, vestivano invece di bianco: per questo i benedettini accusavano i “colleghi” di essere orgogliosi, e di dimostrarlo apertamente con le proprie vesti. I cistercensi, da parte loro, ribattevano ai benedettini di vestire il colore del diavolo, e quindi il colore del peccato, laddove invece il colore bianco rappresentava appieno la purezza. Va peraltro detto che successivamente, a partire proprio dal nero della chiesa della Riforma, questo colore diventerà quello dell’autorità: oggigiorno vediamo infatti il nero su giudici, capi di stato, e arbitri, e in generale sui chi detiene il potere.
Va peraltro detto che il nero è, senza ombra di dubbio, il colore della stampa; e anzi, è proprio per via di quest’ultima che il nero è sempre più associato e accompagnato nel corso dei secoli dal bianco.
Tanti tipi di nero
Artisti e designer, quando si tratta di nero, hanno a che fare in realtà con una gamma piuttosto ampia di sfumature. In quanto “assenza di colore” si potrebbe pensare che il nero non conosca varianti. Non è però così, anzi. C’è per esempio il nero di vite, quello che nasce dalla combustione dei sarmenti della vite, che nei secoli scorsi veniva posto in una scatola di bronzo per avere un piacevole effetto argenteo.
C’è il nerofumo, anche detto nero di lampada, quella patina nera che si generava nei piattini delle lampade a olio, dai tipici effetti bluastri, o ancora, il nero d’avorio, formato con le ceneri delle zanne d’elefante, cotte in in vasi metallici. E ancora, abbiamo il nero di mummia, il nero di seppia, il nero di francoforte e via dicendo. Tra le diverse tonalità dei colori a olio Mussini Schmincke, per esempio, si trovano il nerofumo, il nero avorio e il nero minerale; negli Acquerelli Rembrandt Extrafine abbiamo invece il nero avorio, nero di seppia, nero ossido e nerofumo, più i vari bruni e le più scure ombre. Questi due prodotti sono soltanto un esempio, moltissimi altri colori possiedono, all’interno della loro gamma, diverse tonalità di nero!
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