Come scegliere i colori della tua palette?

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    Come scegliere i colori della tua palette in modo da coniugare efficacia, semplicità di utilizzo, massima libertà e convenienza? Non si tratta certamente di un compito facile. Men che meno per chi, con la pittura, si trova agli inizi: nella maggior parte dei casi, infatti, i principianti si trovano ad avere palette decisamente eccessive, con tavolozze piene dei più diversi colori.

    Solitamente, dopo un primo periodo più o meno lungo in cui si viene travolti dalla “voglia” di lavorare con palette particolarmente ampie, e di provare i colori più stravaganti e affascinanti, gli artisti via via più esperti tendono a ridurre questa lista, per arrivare nei pressi di palette composte da circa 12 colori, più o meno.

    Sì, una palette di una dozzina di colori è nella maggior parte dei casi non solo sufficiente, ma persino perfetta per affrontare al meglio un dipinto. Ma come scegliere questi colori? Oggi, a partire da un’analisi degli effettivi prodotti che è possibile portare sul mercato e delle tue esigenze in qualità di artista, vedremo come scegliere i colori della tua palette in modo razionale, senza farsi trasportare né dalla pancia, né da vecchi miti sorpassati nel tempo.

    I colori per dipingere: un po’ di lessico

    Scegliere i colori della tua palette vuol dire per prima cosa acquistare i colori giusti, e più avanti in questo articolo ti aiuteremo nel concreto a scegliere il prodotto perfetto per la tua tavolozza. Ma attenzione: ancora prima di acquistare i colori perfetti per dipingere, siano questi colori acrilici, colori a olio oppure acquerelli, è fondamentale accertarsi di conoscere il lessico usato in questo mondo.

    Siamo infatti abituati a pensare semplicemente ai “colori”; quando arriva il momento di scegliere un colore per dipingere è però necessario pensare in realtà a tinta, luminosità, saturazione e via dicendo, ovvero agli attributi che contraddistinguono e che definiscono i vari colori disponibili.

    I tre attributi principali dei colori

    I tre attributi principali di un colore sono per l’appunto la tinta, la luminosità e la saturazione. Vale la pena conoscere anche i corrispettivi inglesi per individuare questi attributi, dal momento in cui, come è noto, alcuni dei migliori colori per dipingere vengono prodotti all’estero: la tinta è Hue, la luminosità è Value, la saturazione è Saturation o Chroma.

    Quando si parla di tinta si fa effettivamente riferimento al colore corrispondente dello spettro, ovvero al giallo, al verde, al ciano, al magenta e via dicendo. Quando si parla della luminosità si parla del diverso grado di chiarezza del colore, più o meno vicino al nero, più o meno vicino al bianco. Infine c’è la saturazione, che indica il livello di vivacità del colore, o meglio, la capacità di quel colore di assorbire certe lunghezze d’onda.

    Altre caratteristiche dei colori

    In primis parliamo della resistenza alla luce. In italiano non possiamo che usare una perifrasi per indicare la lightfastness, ovvero per l’appunto la capacità di una tinta di essere esposta alla luce senza conseguenza. Sarebbe bene ovviamente evitare tutti i colori che presentano un ridotto livello di lightfastness.

    Come seconda caratteristica abbiamo la concentrazione del pigmento. La tinta di un colore è dettata dal pigmento, poi, come sappiamo, a comporre il prodotto che troviamo nel tubetto o nel godet ci sono altre sostanze, ma l’anima del colore è pur sempre il pigmento. Maggiore è la sua concentrazione, maggiore è il valore di quella tinta, con la quale si potrà avere una tinta più ricca. Con un singolo tubetto, inoltre, si riuscirà a dipingere di più.

    Proseguiamo con la trasparenza. Essa è ovviamente importante soprattutto per chi dipinge con gli acquerelli, ovvero con dei colori per dipingere che proprio per la loro trasparenza si distinguono da tutti gli altri. Chi cerca una trasparenza di alto livello, non disturbata da additivi o altre sostanze, dovrebbe provare i propri colori ad acquerello anche su dei fogli neri: quelli potranno dire la verità sul colore utilizzato!

    Abbiamo poi la viscosità. I colori di produttori diversi presentano differenti gradi di viscosità, un colore meno viscoso è più fluido, più simile a un liquido che a del miele.

    Chiudiamo infine con le dimensioni dei pigmenti. In molti non ci pensano, ma le caratteristiche di un colore possono cambiare un sacco anche in base alla grandezza delle particelle dei pigmenti utilizzati. In alcuni casi si parla di polveri finissime, le cui particelle non sono visibili che al microscopio, mentre altre volte si parla di granelli visibili a occhio. La granulosità risultante del colore e del dipinto, ovviamente, cambia di conseguenza.

    Scegliere i colori della tua palette: attenzione al pigmento

    Abbiamo visto che per scegliere i colori giusti della palette è necessario conoscere il lessico di riferimento, per capire davvero le descrizioni di ogni colore. In questo modo sarà più facile scegliere tra i vari prodotti sul mercato. Qui vogliamo fare una precisazione: ancora prima di acquistare un colore, un artista dovrebbe acquistare un pigmento.

    No, non stiamo dicendo che sia obbligatorio tornare indietro di secoli, al tempo in cui i pittori preparavano da sé le proprie tinte per dipingere. Diciamo però che chi vuole creare la palette perfetta deve sapere che una cosa è il colore (il nome con cui viene prodotto un prodotto per dipingere) un’altra cosa è la tinta per dipingere (il mix di pigmenti e di leganti contenuto nel tubetto) e un’altra cosa ancora è il pigmento (ovvero la sostanza che dà il colore).

    Acquistare un colore per dipingere vuol dire prima di tutto acquistare un pigmento. I nomi stampati sui tubetti sono solo delle etichette, a dire la verità sul contenuto è per l’appunto il pigmento. E sì, certo, di pigmenti ne esistono tantissimi, ma è vero anche il fatto che con i 30 pigmenti più diffusi si realizza, a occhio, più dell’80% dei colori per dipingere presenti sul mercato.

    Indubbiamente ogni produttore ha ricette proprie e metodi di lavorazione che permettono di ottenere colori di qualità differente. Ma a dettare legge è sempre prima di tutto il pigmento utilizzato. Per questo motivo, quando si vogliono comparare due colori – per esempio due gialli – sarà bene andare a controllare con quali pigmenti sono stati realizzati. Si scoprirà così che qualcuno ha usato il cadmium yellow, che qualcun altro ha usato il copper azomethine green, oppure il zirconium e via dicendo. Facendo attenzione al pigmento sarà in ogni caso più facile, per esempio, trovare il colore più simile a quello usato in precedenza, in assenza del medesimo prodotto.

    Va peraltro detto che, molto spesso, i produttori facilitano la vita degli artisti, indicando un codice alfanumerico per indicare i pigmenti usati.

    La strategia per comporre la palette

    Che approccio usare per comporre la propria palette di colori per i prossimi dipinti? Il primo passaggio è quello più difficile, ma è anche quello più importante. Si tratta infatti di definire la propria palette minima, ovvero la palette di partenza: il consiglio è quindi quello di scegliere da un minimo di 3 a un massimo di 6 colori di partenza. Vediamo tra poco come effettuare questa scelta: l’importante è che questa prima selezione sia in grado di garantire l’intero range di tinte, o quasi.

    Il secondo passaggio è quello di passare dalla teoria alla pratica, individuando sul mercato i migliori prodotti per costruire questa palette di base, scegliendo quindi tra le varie proposte dei diversi produttori. Il terzo passaggio consiste nel mettere alla prova la propria selezione, effettuando quindi dei mix, delle scale e via dicendo, così da rivedere la propria decisione in caso di lacune o risultati non soddisfacenti.

    Infine, il quarto e ultimo step consiste nell’ampliamento – contenuto – della selezione di colori per la propria palette: ci sono infatti colori che non è possibile mixare in modo adeguato a partire dalla palette minima, o altri colori che richiedono troppo tempo e troppa attenzione per essere ricreati sulla tavolozza.

    La palette minima

    Affrontiamo quindi il primo step per comporre la nostra palette: partiamo dalla palette minima. Come abbiamo detto, questa palette dovrebbe essere composta da un minimo di 3 e da un massimo di 6 colori diversi. Non si tratta di numeri scelti casualmente. Con 2 colori non si potrebbe certo arrivare ad avere un range abbastanza completo di tinte; ciononostante, ogni artista dovrebbe misurarsi prima o poi con una palette composta da 2 sole tinte, per giocare sui contrasti elementari tra caldo e freddo e tra diversi gradi di luminosità.

    Si può quindi optare per 3 colori. Come sappiamo, lungo i secoli, si è capito che i migliori colori dai quali partire sono i cosiddetti colori primari, e quindi giallo, ciano e magenta. Il linea teorica con queste 3 tinte dovremmo poter raggiungere qualsiasi risultato. In pratica, però, ci si accorge molto presto che questa triade presenta forti limitazioni a livello di bilanciamento cromatico dei mix ottenuti, richiedendo un bel po’ di esperienza, di tempo e di pazienza. Insomma, per rendere più semplice il tuo lavoro, il consiglio è quello di andare oltre i 3 colori.

    Come fare questo salto in avanti? Ebbene, la soluzione più tradizionale, in voga fin dall’Ottocento, è quella di raddoppiare la triade dei colori primari, scegliendo quindi due rossi, due gialli e due blu. Un’altra strategia potrebbe essere quella di comporre una palette di base, minima, composta dai colori primari e dai colori secondari.

    Ma così si tenderebbe ad espandere al suo massimo la nostra palette minima. Il consiglio è quindi quello di fermarsi a 4 colori, optando per quelli che vengono spesso indicati come i colori primari dell’artista, o come “the four unique hues”. Parliamo di giallo, verde, rosso e blu.

    Perché questi 4 colori? Perché, se selezionati bene, permettono di avere una palette di partenza effettivamente ridotta che però permette di mixare un range di tinte a un alto livello di saturazione. Altro vantaggio è quello di presentare un funzionamento molto semplice, persino più semplice rispetto a quello della classica triade dei colori primari: del resto in questo modo è possibile dividere il cerchio cromatico in 4 quadranti, con un ragionamento assolutamente facile per chi vuole creare nuovi colori.

    La scelta dei colori

    Si è detto quindi che un’ottima strada da percorrere per comporre la nostra palette di partenza è quella di scegliere 4 colori, ovvero giallo, verde, rosso e blu. Ma quali? Le possibilità sono infinite. Come orientarsi? Il nostro obiettivo deve essere quello di scegliere, e quindi di acquistare, 4 colori con un livello di saturazione molto alto, così da avere poi la più ampia gamma di mixaggio possibile. Concentriamoci quindi su un colore alla volta, partendo dal giallo.

    Il giallo

    Il giallo sarà il componente chiave della nostra palette, lo useremo di continuo, per creare colori su tutti e 4 i quadranti del nostro cerchio cromatico. Facci caso: praticamente solo nel caso dei colori violastri faremo a meno di questo elemento. Parliamo infatti del colore più chiaro e più saturo, che determinerà di conseguenza la luminosità e la temperatura dei tuoi futuri dipinti.

    Il trucco sta nel non concentrarsi sulla scelta di un giallo come colore in quanto tale, bensì come tinta di partenza per raggiungere le tinte che useremo davvero. Tra quali gialli ci possiamo muovere? Abbiamo quello più luminoso, ovvero il limone, quello medio, ovvero neutro, e quello più profondo e scuro, che si avvicina all’arancione. Non serve essere degli esperti per capire che la scelta più razionale è quella di mezzo, con il giallo medio che garantisce la più alta flessibilità.

    Dunque, spostiamoci sul mercato e vediamo come concretizzare questi intenti. Una buona opzione è rappresentata dal Benzimida yellow così come proposto da Winsor&Newton, Schmincke e Rembrandt, ovvero un giallo effettivamente neutro, saturo, né troppo caldo né troppo freddo. Ma si può cadere bene anche con i gialli di cadmio, ovvero con i cadmium yellows, come per esempio il giallo di cadmio medio degli Acquerelli Maimeri Blu, il giallo di cadmio pale degli Acquerelli Cotman Winsor & Newton, e via dicendo.

    Il rosso

    Passiamo ora al rosso. Come è noto, sul mercato possiamo trovare, di base, un rosso chiaro, un rosso medio, un rosso carminio, e infine il magenta. Come sceglierlo? Dobbiamo pensare a come lo useremo. Meno importante del giallo, è comunque utilizzato spesso proprio con quest’ultimo per creare dei colori caldi, dall’arancio al marrone, nonché per andare a neutralizzare un po’ i verdi.

    Indubbiamente la scelta istintiva sarebbe quella di andare a scegliere un rosso “davvero rosso”, come per esempio il rosso di cadmio. Facendo riferimento nuovamente a Winsor & Newton, per esempio, la scelta potrebbe cadere sul Rosso di Cadmio 094 presente all’interno della gamma Professional Watercolour. Ma è bene sapere che il rosso di cadmio tende in generale a scurire mentre asciuga, mostrando inoltre una certa opacità

    Ecco allora che potrebbe essere più intelligente spostarsi verso un rosso magenta. In certi casi si potrebbe essere portati verso un rosso con le stesse proprietà del magenta, ma più caldo: ecco che allora ci si potrebbe spostare verso il Magenta Quinacridone (restando in casa Winsor & Newton, il Magenta 545) o verso il Rosa Permanente (Winsor & Newton 502). Almeno uno di queste due prodotti è realizzato da qualsiasi produttore di colori di un certo livello.

    Il blu

    Parliamo un po’ del nostro blu. Qui il lavoro diventa da un certo punto di vista più facile, perché la gamma dei blu – come quella dei verdi del resto – è più limitata rispetto a quella del giallo e del rosso. Di fatto, la partita si gioca tra il blu oltremare, il blu di Prussia, l’indanthrone blue, il blu cobalto e infine il blu phthalocyanine (ftalocianina).

    Basta aprire una qualsiasi pagina di colori sfusi per accorgersi subito che i nomi di blu scelti dai vari produttori sono molto, molto meno fantasiosi rispetto a quanto accade per i gialli e per i rossi, facendo per lo più riferimento diretto al pigmento usato. Il motivo è semplice: le scelte sono minori, e non si deve quindi lavorare troppo di fantasia per trovare il nome più adatto.

    La scelta migliore, a conti fatti, potrebbe essere il blu phthalo green, come per esempio quello disponibile all’interno della cartella colori dell’Acrilico Maimeri, molto vicino a un blu ciano. Spesso questo colore è offerto anche nella versione red, e quindi più verso il rosso che verso il verde, per avere un blu più scuro e con una resistenza minore alla luce. Si possono fare grandi cose anche a partire dal classico blu di cobalto (disponibile praticamente presso qualsiasi produttore), il quale a essere pignoli pecca un po’ per la sua luminosità ridotta. É da scartare invece il blu di Prussia, troppo poco saturo, troppo scuro.

    Il verde

    E siamo, infine, al verde. La scelta è ancora un po’ più ridotta, per il semplice fatto che dal mondo della chimica non sono mai arrivati tanti pigmenti da sfruttare in tal senso, e non stupisce il fatto che spesso gli artisti si arrangino i casa creando da sé il verde a partire da blu e giallo.

    In linea di massima si parla del verde smeraldo, ovvero del blu-verde; del verde medio, ovvero del verde permanente; del verde giallo; infine, del verde oliva. Questa sono le categorie generale alle quali bisogna fare riferimento.

    Di certo un buon verde da scegliere è il verde Ftalo, ovvero il verde fatto con la ftalocianina. Si parla di un verde scuro che si mescola bene sia con i pigmenti gialli che con quello blu. Alternativa eccellente è il verde viridiano (il 696 di casa Winsor & Newton).

    Non sono da prendere in considerazione invece il verde di cobalto o altri verdi più ricercati, con concreti limiti di mixaggio.

    Sperimentare e testare

    A questo punto, in base a quanto detto, alle tue esigenze e alle tue abitudini, dovresti avere individuato sul nostro e-commerce, muovendoti tra i vari marchi, i 4 colori di partenza della tua nuova palette. Come abbiamo visto, prima di scegliere i colori che completeranno la tua tavolozza, dovrai sperimentare un po’, cercando prima di capire se hai fatto le scelte giuste, e in secondo luogo quali sono i colori mancanti dei quali non puoi fare a meno.

    Cosa dovresti fare? Ebbene, devi metterti al lavoro e divertirti un po’, andando a costruire il tuo cerchio cromatico a partire dai mix possibili con le tua palette di base. Il consiglio è quello di iniziare creando i colori terziari, e quindi di procedere mixando tra loro gli opposti, a coppie, in questo modo dovresti riuscire ad avere 12 nuovi colori che ti daranno un’idea di quanto è possibile fare con i 4 colori scelti.

    Fatto questo, prenditi del tempo, e valuta le caratteristiche di ogni risultato in termini di trasparenza, di intensità, di texture, di facilità di ottenimento, di luminosità e via dicendo. Nel caso dei colori ad acquerello, sarà importantissimo portare alla diluizione ottimale ogni tinta risultante, sapendo che è quello il momento della verità.

    Prima di passare al prossimo step – e quindi all’ampliamento della tua palette – vale la pena divertirsi un po’, mettendosi alla prova con dei piccoli dipinti. E intendiamo davvero piccoli, lavori al massimo di dimensioni 20×20. Prova una natura morta, un ritratto, un paesaggio, e cerca di capire come lavorano insieme questi colori, e di cosa potresti avere bisogno per raggiungere un livello di soddisfazione ancora più alto.

    Alla fine, non dovrai fare altro che posizionare i tuoi lavori dove puoi vederli comodamente tutti insieme, ben illuminati. Quali sono più armoniosi? Lì potresti trovare un eccesso di chiarezza, lì dei verdi che non rendono bene il paesaggio, lì dei rossi che somigliano troppo a dei marroni, e via dicendo.

    Individuati i problemi, potresti fare due cose: o cambiare uno dei colori inseriti nella tua palette di partenza, oppure cercare di risolverli con il prossimo passaggio, ovvero con l’espansione della tua palette.

    Ampliare la propria palette

    Come si procede con l’ampliamento della palette? Ebbene, le possibili vie sono praticamente infinite. È possibile procedere a sentimento, oppure è possibile procedere in modo sistematico e razionale.

    Indubbiamente un buon metodo è quello di partire dai colori caldi per poi passare ai colori freddi, e quindi a delle tinte che possano aiutarti a completare del tutto il tuo range (tipicamente qualche tinta nera o terra).

    Aggiungere dei colori caldi alla propria palette di base è fondamentale per evitare di avere dei risultati troppo monotoni. E le vie percorribili in tal senso sono tante. Si potrebbe per esempio sentire il bisogno di colmare il gap tra il proprio giallo e il proprio rosso carminio con un arancione, o con un giallo profondo.

    Allo stesso modo, si potrebbe avere il bisogno di colori più freddi, a partire dallo spesso indispensabile blu oltremare, che come è noto è l’alternativa sintetica al costosissimo blu lapislazzuli. Possono aiutare anche il blu ceruleo, laddove invece solitamente non servono altri verdi.

    Infine, nessuna palette può dirsi completa senza un colore di terra, per non andare a dover lavorare con dei marroni monotoni. Ecco allora che buone alternative sono l’Ocra e la Terra di Siena Naturale.

    Ecco, questi sono i passaggi chiave per scegliere i colori per la tua palette. Se farai un buon lavoro, potrai partire sempre dalla medesima palette di base, per poi variare eventualmente una o due aggiunte, in base ai dipinti che vorrai realizzare!

    Articolo scritto da:

    Federico è appassionato di scrittura, di arte e di sport. Su MomArte si occupa della realizzazione degli articoli e dei rapporti con gli Artisti con cui collaboriamo!

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