Chi bazzica da poco nel mondo dell’arte, al solo sentir parlare di pastelli, potrebbe riandare con la memoria all’infanzia, ai primi disegni incerti fatti all’asilo e alle scuole elementari, quando ai bambini si consegnano matite colorate di infima qualità e pastelli a cera persino peggiori.
Questi ultimi, però, ammettiamolo, già allora non ci davano grande soddisfazione: erano molto duri, non coprivano il foglio quanto volevamo, e ci obbligavano anzi a continuare a passare e ripassare sullo stesso punto.
Il rischio non troppo remoto era quello di stropicciare e strappare la carta solamente per ottenere un colore denso e coprente!
Insomma, già da bambini molti di noi si rendevano conto che no, i pastelli a cera che ci propinavano le maestre non erano certo il non plus ultra tra i mezzi pittorici e di disegno (quando invece in commercio ci sono dei pastelli a cera di ottima qualità, come per esempio quelli di Caran d’Ache).
Ma occhio: quando si parla di pastelli, nel mondo dell’arte, si fa riferimento soprattutto ai pastelli ad olio, e talvolta ai pastelli secchi o morbidi.
E sì, con questi strumenti l’artista rodato può raggiungere dei risultati pregevoli, che nulla hanno da invidiare alle più diffuse tecniche pittoriche.
A dimostrarlo ci sono i lavori sublimi di tanti artisti moderni, come per esempio Wifredo Lam e Sebastian Matta, per non parlare dei pastelli di Henri Matisse.
- Pastelli: che cosa sono?
- Storia dei pastelli dal Rinascimento in poi
- Quali sono le differenze tra pastelli secchi e pastelli a olio?
- I vantaggi (e gli svantaggi ) dei pastelli ad olio
Pastelli: che cosa sono?
I pastelli sono degli strumenti da disegno e da pittura, generalmente di forma cilindrica, costituiti da pigmento di colore in polvere allo stato puro arricchito con dosi variabili di agglutinante.
Nella storia sono stati usati i più diversi leganti per creare dei pastelli sempre più performanti: dalla colla arabica alla gomma, passando per l’olio di lino, il sapone di Marsiglia e la colla di origine animale, non si può certo dire che nel campo dei pastelli non ci sia stata della vivace sperimentazione!
Pastelli morbidi, duri, secchi, a cera e ad olio: prima di vedere nel dettaglio quali sono le principali differenze che dovrebbero guidarti nell’acquisto dei tuoi pastelli, andiamo a vedere brevemente qual è stata la storia di questo strumento per il disegno artistico, così da svelarne parallelamente tutte le potenzialità!
Storia dei pastelli dal Rinascimento in poi
Non si può certo fissare una data di nascita precisa per quanto riguarda l’utilizzo dei pastelli nell’arte: più che di una vera e propria nascita di questo strumento, infatti, si può parlare di un’evoluzione, che a partire dalla fusione di alcune tecniche precedenti ha portato, per l’appunto, al pastello come lo conosciamo noi.
Gli artisti del quattordicesimo e del quindicesimo secolo, per lumeggiare i propri disegni, usavano non solo la biacca, ma anche il gesso, il quale veniva impiegato sotto forma di bastoncini.
Dall’utilizzo del solo gesso si passò a quello di altri minerali, anch’essi ridotti in pezzetti maneggevoli, come il carboncino, l’ematite, l’argilla e la calcite.
I pittori rinascimentali, così, potevano contare così su una serie di pastelli rudimentali delle tonalità nere, rosse, ocra e biancastre, e sono questi, di fatto, i primi esempi di pastelli nella storia dell’arte: il cammino per arrivare ai contemporanei pastelli ad olio è ovviamente lungo, ma prende le mosse da qui.
Questi prodromi dei pastelli venivano usati per lo più per la fase preparatoria, insieme alla sanguigna.
Il primo a proporre dei disegni a pastello come un’opera a sé stante, e dunque non come uno schizzo preparatorio, fu a quanto sembra il fiammingo Jean Clouet.
E il suo non fu certo un caso isolato: a partire dalla prima metà del 1500 si andarono via via diffondendo in Europa del Nord i ritratti fatti con i pastelli, i quali erano contraddistinti da una morbidezza che lasciava estasiata una clientela sempre più entusiasta per questa tecnica.
Nel nostro Paese la fortuna del pastello come mezzo di disegno e di pittura a sé stante dovette invece aspettare ancora un poco, perlomeno fino all’inizio del diciassettesimo secolo: nel Seicento, infatti, anche gli artisti italiani iniziarono ad utilizzare i pastelli nei loro dipinti.
Ma se davvero bisogna inquadrare il secolo del pastello, quello è senza ombra di dubbio il Settecento: tra Francia e Italia infatti l’uso dei pastelli diviene elemento praticamente indispensabile nella realizzazione dei ritratti.
Nascono allora i capolavori di Nanteuil, Viviena, Vouet, Le Brun e Mellan, per citare solo i primi per ordine di tempo.
Nel nostro Paese, a portare in alto l’utilizzo dei pestelli, sarà la pittrice veneziana Rosalba Carriera, che proprio attraverso l’uso dei pastelli guadagnò un posto centrale nello scenario artistico dell’epoca.
Alla seconda metà del 18° secolo, poi, è da ascrivere anche la produzione a pastello di Liotard, alla quale qualsiasi virtuoso di questo mezzo dovrebbe guardare per capire fino a dove è possibile spingersi con i pastelli moderni.
Venendo all’Ottocento e al Novecento, non si contano i maestri che hanno utilizzato i pastelli nelle loro opere: Degas, Manet, Monet, Renoir, Jean Baptiste Caupeaux, Odilon Redon, per arrivare ai famosi studi di Pablo Picasso.
Questo per sottolineare, dunque, che l’utilizzo dei pastelli non è assolutamente riservato ai bambini alle prese con i loro primi tentativi artistici.
Tutt’altro: tali strumenti, se utilizzati con esperienza e con estro, possono portare alla creazione di vere e proprie opere d’arte.
Quali sono le differenze tra pastelli secchi e pastelli a olio?
Partiamo dai pastelli secchi, più simili a quelli utilizzati nei secoli scorsi: si tratta di pastelli costituiti da pigmento di colore pressato e quasi puro, il quale viene mescolato con una dose minima di collante, è di fatto indispensabile per fare in modo che il pastello aderisca al supporto e non si sbricioli tra le mani dell’artista.
Va sottolineato peraltro che i pastelli secchi non devono essere confusi con i gessetti, i quali a fronte di una dose ridotta di colore sono costituiti in larga parte proprio dal gesso.
I pastelli ad olio, invece, presentano una dose maggiore di legante, di tipo oleoso: ne risulta dunque che un’opera effettuata con i pastelli ad olio può essere avvicinata a quelle dipinte con i classici colori ad olio, o perfino, da un certo punto di vista, ad encausto.
I vantaggi (e gli svantaggi ) dei pastelli ad olio
Non c’è dubbio che, ad oggi, i pastelli che vanno per la maggiore sono quelli ad olio.
Ma perché i pastelli ad olio sono così apprezzati dagli artisti? In primo luogo va detto che permettono di ottenere dei colori luminosi e puri, che nulla hanno da invidiare a quelli ottenuti dai colori ad olio ‘da tubetto’.
Va però sottolineato che, pur restituendo un risultato similare, i pastelli ad olio non sporcano quanto i colori ad olio e non richiedono l’utilizzo di medium o di trementina.
I pastelli ad olio occupano poco spazio e, non abbisognando di particolari sostanze aggiuntive o accessori particolari, sono adatti per essere utilizzati all’infuori di un atelier, in qualsiasi angolo della casa e, ovviamente, en plein air, per ricreare dei paesaggi.
È da evidenziare inoltre la possibilità di usare i pastelli ad olio su un’ampia gamma di supporti: carta ruvida e porosa, ma anche cartone, tavole di legno e tela.
Ovviamente esistono anche degli svantaggi, i quali però non guastano tutti i benefici citati.
I pastelli ad olio, infatti, non si prestano ai dipinti di grandi dimensioni, e non permettono di realizzare dettagli di piccole dimensioni.
Infine, i pastelli ad olio abbisognano di temperature non troppo basse e di mani calde: con delle mani fredde, infatti, l’amalgama dei vari colori diventa difficoltoso e frustrante.
Bene, ora sai qual è il potenziale dei pastelli, e sai anche perché tanti artisti, ancora oggi, scelgono di utilizzare i pastelli ad olio. E tu, quali pastelli sceglierai di utilizzare?
Leave A Comment