Ci sono persone che hanno una grafia magnifica, e che quando scrivono una semplice lista della spesa creano delle piccole opere d’arte. Ci sono invece tante altre persone che, persino nello scrivere un biglietto d’auguri, magari con tutto l’impegno del mondo, creano un mezzo disastro, con linee incerte, curve indecorose, tratti dubbiosi.
Ma perché perdere del tempo con un’introduzione o con degli esercizi, o persino dei corsi di calligrafia? Solamente per scrivere dei bei biglietti d’auguri? Anche, ma non solo. Saper scrivere bene permette di appagare il nostro senso estetico, e ci aiuta inoltre a sviluppare la nostra manualità, nonché la nostra pazienza.
Di buoni motivi per mettersi all’opera ce ne sono quindi molti: partiamo dunque con la nostra introduzione alla calligrafia!
Cos’è la calligrafia?
Per prima cosa partiremo dalle basi, ovvero dal fornire una breve definizione di calligrafia, una vera e propria forma d’arte.
Definizione di calligrafia
Come scritto all’interno del Vocabolario Treccani, la calligrafia è definita come “L’arte, affine al disegno, che insegna a tracciare la scrittura in forma elegante e regolare: lezione, esercizi di c.; studiare calligrafia”.
Approfondendo maggiormente si scopre che la parola calligrafia deriva dal greco, ed è l’insieme di due parole differenti, ovvero kalos, bello, e grafia, scrittura: anche a livello letterale, quindi il risultato è piuttosto chiaro. Studiare calligrafia significa imparare ad avere una grafia armonica, piacevole agli occhi, ben proporzionata, regolare sì, anche elegante.
La calligrafia, va sottolineato, non si concentra solo su un unico tipo di scrittura, anzi: esistono diversi stili, dal corsivo al minuscolo fino al maiuscolo, e alzando lo sguardo ci si può muovere tra vari tipi di calligrafia, dalla gotica alla giapponese, passando magari per quella araba e per quella cinese.
I tipi di calligrafia
Come abbiamo appena accennato, esistono diverse tipologie e stili di calligrafia. Chi vuole imparare la calligrafia solitamente si cimenta con i più eleganti e famosi stili della calligrafia occidentale, studiando quindi l’onciale, la cavalleresca, il corsivo inglese o perché no, il gotico, per occasioni speciali. Tutto dipende, peraltro, da qual è il fine del proprio impegno.
Chi desidera studiare calligrafia per scrivere bene, per acquisire cioè una bella grafia da utilizzare tutti i giorni, potrà concentrarsi sul corsivo inglese, o magari proprio sulla cancelleresca. Chi cerca qualcosa di più rigoroso, o chi magari nutre una grande passione per i manoscritti miniati, può invece optare per il gotico.
C’è poi chi studia calligrafia per fare dell’arte, o per avviare un vero e proprio percorso interiore: la calligrafia giapponese, tutt’altro che semplice, potrebbe essere quindi la migliore strada da seguire. Anche la calligrafia araba, si presta a un percorso che potremmo definire mistico. Del resto è proprio attraverso la scrittura che gli amanuensi arabi hanno rappresentato per secoli il principio divino, senza poterlo mai ritrarre in forma d’immagine, per sconfinare fino ai fantastici calligrammi, con forme antropomorfe formate da caratteri.
La storia della calligrafia e i concetti chiave
Come è naturale che sia, la calligrafia presenta una storia lunghissima, con uno studio dei caratteri che è diventato sempre più complesso e ricco con il passare dei secoli. Ed è proprio questo che vedremo in questo paragrafo. Scopriamo la storia della calligrafia!
Esporre la storia della calligrafia non è semplice: si tratta infatti di una narrazione lunghissima e diramata in tanti racconti differenti. Si potrebbe infatti parlare della storia della calligrafia araba, oppure della storia della calligrafia orientale. Noi, ovviamente, siamo portati a concentrarci sulla storia della calligrafia occidentale, e quindi sul percorso che ci ha portato a scrivere come facciamo oggi, a partire dall’alfabeto latino.
Una storia che parte dalla scrittura greca
Ma da dove inizia questa lunghissima storia? In realtà la calligrafia occidentale nasce ancor prima del latino, con i primi esempi di scrittura in greco. Una cosa, in questo senso, è certa: la scrittura greca era, almeno all’inizio, di tipo monolineare.. Ovvero una scrittura che presenta tutte le linee del medesimo spessore. Si tratta quindi di uno scrivere semplice, che non indulge sulla decorazione.
Solamente nel quarto Secolo avanti Cristo, ai tempo di Alessandro il Grande, si incontrano i primi esempi di scrittura non monolineare: da quell’epoca ci arrivano infatti delle iscrizioni su pietra con caratteri più elaborati, con decorazioni e diversi spessori, e persino con le grazie.
Chi desidera studiare calligrafia deve ovviamente sapere cosa sono le grazie: si tratta di quegli allungamenti ortogonali presenti alle estremità dei caratteri. I tipi di caratteri con grazie vengono comunemente chiamati “serif”, mentre i caratteri senza grazie vengono denominati “sans-serif”. Questa fu quindi la prima importante evoluzione nella storia della calligrafia occidentale.
La Capitale quadrata Romana
Una scrittura antica con grazie che noi tutti conosciamo – magari senza saperlo – è per esempio la Capitale quadrata romana, la Capitalis quadrata, una scrittura maiuscola utilizzata nell’Antica Roma e successivamente nel Medioevo. Si tratta di una grafia elegante, il cui spessore cambia spesso insieme all’angolo di scrittura.
Ogni lettera della Capitalis quadrata viene modellata su una precisa forma geometrica, spesso il quadrato – da qui il nome dello stile– accompagnato da cerchi e triangoli. Una mutazione tardiva e semplificata della Capitale quadrata fu la Capitale rustica: quest’ultima veniva utilizzata nella vita quotidiana, mentre l’originale quadrata veniva impiegata per i documenti formali e per le incisioni ufficiali.
L’evoluzione verso la scrittura onciale
Ma come si è arrivati alla calligrafia più moderna? Ebbene, già tra il primo e secondo Secolo dopo Cristo, nei documenti romani, si nota un progressivo aumentare delle legature delle lettere, dettato da una probabile velocizzazione della scrittura, arrivando alla cosiddetta antica corsiva romana, che divenne presto la scrittura ufficiale per l’amministrazione civile e militare.
Nel frattempo, in certe zone, si iniziò ad adottare una penna tronca, la quale, proprio per la sua peculiarità, permetteva di differenziare ulteriormente i tratti più spessi da quelli più fini: iniziò così a svilupparsi la famosa scrittura onciale, in tutte le sue diverse varianti nate nelle diverse parti dell’Impero romano. Si trattava, in ogni caso, di una scrittura maiuscola che partiva dalle caratteristiche della corsiva romana, adottata a partire dal terzo Secolo da gran parte degli amanuensi latini e bizantini.
La diffusione della minuscola carolina
Parallelamente l’antica corsiva romana iniziò a cambiare, per approdare a quella che viene conosciuta come nuova corsiva romana, piuttosto simile al nostro minuscolo, con rari collegamenti tra le lettere: per comodità questo stile viene chiamato anche semionciale. É proprio a partire da queste due tecniche che si svilupperanno le grafie medievali.
Scomparso l’Impero Romano, nella frammentazione generale dell’Occidente le varie scritture presero spesso strade diverse, dando vita alla scrittura semionciale insulare, alla scrittura beneventana, alla scrittura visigotica, a quella merovingica e via dicendo. Un tentativo, in parte inconsapevole, di riprendere le fila della calligrafia fu fatto presso la corte di Carlo Magno.
Come è noto, infatti, il re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero credeva fortemente nell’importanza della cultura, e per questo chiamò a sé i più grandi intellettuali dell’epoca, dando vita a un vero e proprio centro culturale, nonché a un sistema scolastico da diffondere in tutto il Continente. Fu grazie a questo sforzo che il latino divenne (meglio, tornò a essere) la lingua comune delle corti europee, pur non arrivando a raggiungere i più ambiziosi obiettivi di Carlo Magno. Ma non solo: la Rinascita Carolingia, iniziata a partire dall’ultimo ventennio dell’ottavo Secolo, ebbe il merito di diffondere anche una nuova grafia, la famosa minuscola carolina. La grafia si diffuse grazie alle tante copie della Bibbia, scritte dagli amanuensi seguendo per filo e per segno lo stile di Alcuino, abate del monastero di San Martino di Tours. Si trattava, di fatto, di una scrittura semionciale, ma più energica.
Nei secoli successivi la stessa minuscola carolina subì molti cambiamenti, dapprima le forme circolari divennero sempre più ovali, poi il cambio di penna – da tronca a piatta – incentivò le grazie a diventare sempre più a forma di diamante, per arrivare agli estremi dei caratteri gotici. Fiorirono così vari tipi di caratteri con diamante: come la semiquadrata, con le aste delle lettere tendenzialmente arcuate e i piedi a diamante, la textura quadrata, con le estremità diamantate, e la precissa, con piedi piatti ma punte a diamante.
Calligrafia e rinascimento
A dare una nuova scossa alla calligrafia occidentale arrivò, ovviamente, il Rinascimento. A portare una spinta importante al nuovo corso della bella scrittura, o meglio, della scrittura delle corti, fu – qui davvero inconsapevolmente – il Petrarca.
Per via della sua vista non più perfetta, il poeta adottò una scrittura più lineare, più semplice, che si distanziava dalle forme gotiche per tornare a qualcosa di molto simile alla scrittura carolina. Molti umanisti dell’Italia Settentrionale e Centrale iniziarono a imitare questo stile, fino alla messa in regola da parte di Coluccio Salutati, cancelliere di Firenze, che mise a punto la grafia che ancora oggi conosciamo come littera antiqua. Si trattava per l’appunto di uno stile più leggibile rispetto al gotico, con meno spigoli e più tondi. Fu in questo periodo, tra l’altro, che si diede la preferenza al blocco unico di testo, lasciandosi alle spalle la doppia colonna, per avere delle pagine più facilmente leggibili e meno opprimenti.
La rivoluzione della stampa a caratteri mobili
La grande rivoluzione arrivò ovviamente con l’invenzione della stampa a caratteri mobili: se i libri manoscritti non erano più una necessità, la scrittura a mano rimaneva l’unica opzione per le corrispondenza e per i documenti ufficiali. Non stupisce quindi scoprire che i primi trattati di calligrafia fanno la loro comparsa proprio nel quindicesimo Secolo, per uniformare la scrittura a mano, per avere un carattere bello, elegante, ma anche comprensibile e veloce da scrivere.
I più celebri calligrafi europei ed italiani iniziarono quindi a mettere a punto dei veri e proprio manuali, contenenti preziose informazioni su stile, strumenti e supporti. C’è per esempio la famosa “Operina da imparare di scrivere littera cancelleresca” di Ludovico Vicentino degli Arrighi, la quale è ancora oggi un’opera molto utile per chi desidera imparare la cancelleresca, ovvero la grafia nata in Italia a inizio Quattrocento.
Si tratta di una scrittura corsiva multiforme, dalla quale originano di fatto tutti i corsivi impiegati oggigiorno in Occidente. Altro testo scritto in quegli anni fu il “Lo presente libro insegna la vera arte dello eccellente scribere de diverse varie sorti de littere” di Giovan Battista Palatino, il quale arrivò a disegnare ben 29 differenti alfabeti calligrafici.
L’interesse per la bella scrittura restò grandissimo fino al diciassettesimo Secolo, per poi smorzarsi, e lasciare spazio a una scrittura meramente funzionale, lontana dal concetto stesso di calligrafia. Di fatto, diventò naturale l’affermarsi di uno stile “personale”, con grafie sempre differenti, come accade ancora oggi.
Il materiale necessario per la calligrafia
Quali accessori servono per la calligrafia? Non basta ovviamente una penna Bic: come abbiamo visto, la storia della calligrafia è avanzata anche grazie al progredire e al mutare degli accessori usati per la scrittura. In questo paragrafo parleremo brevemente di tutto il necessario per poter cimentarsi con la calligrafia.
Il Pennino
Il primo accessorio necessario per la calligrafia è il pennino. Ovviamente esistono pennini diversi per la realizzazione di stili diversi o per soddisfare le più svariate esigenze dell’artista.
Per esempio abbiamo i pennini Bandzug, essi sono caratterizzati da una punta quadrata e vengono realizzati interamente in metallo. Questa tipologia di pennino può essere usata per diversi stili di calligrafia come il Romanico, l’Italico e il Gotico.
La cannula
Indispensabile per poter intraprendere l’arte della scrittura, è la cannula. Il pennino viene viene inserito all’interno della cannula e, dopo aver eseguito questo passaggio, è possibile iniziare a scrivere comodamente.
L’inchiostro
Eccoci arrivati ad un altro accessorio fondamentale ed indispensabile, l’inchiostro. È possibile utilizzare sia un inchiostro nero ma anche colorato, nel nostro shop lo troverai di entrambi i tipi!
Un prodotto particolare è l’inchiostro Herbin, caratterizzato da un’incredibile vivacità e brillantezza. È a base d’acqua e una delle caratteristiche principali è proprio la sua acquerellabilità, perfetto quindi se si desidera mischiare più tonalità.
La carta
Ultimo materiale della nostra breve lista è la carta per calligrafia. Ovviamente la normale carta per stampante non è adatta agli esercizi di calligrafia. Il suo utilizzo potrebbe portare il pennino a rovinarsi e, inoltre, non è in grado di assorbire bene l’inchiostro.
La carta ideale per la calligrafia deve essere in grado di assorbire bene l’inchiostro, questo per consentire di tracciare linee leggibili, ben visibili e senza sbavature. Generalmente essa è sottile, si parla di grammature in torno ai 90 gr, ma cmq in grado di non far oltrepassare l’inchiostro.
Per gli artisti alle prime armi consigliamo il Blocco per Principianti di Brause, ottimo per coloro che vogliono iniziare passo dopo passo con la calligrafia. La carta presenta delle linee guida ed è in grado di assorbire in maniera ottimale l’inchiostro.
Come impugnare il pennino
Mentre ci avviamo verso la fine di questa introduzione alla calligrafia, è bene vedere uno degli aspetti fondamentali del bello scrivere, ovvero l’impugnatura del pennino.
Tutti, da quando siamo piccini, impariamo a usare penne e matite con una certa impugnatura. Molto spesso, però, si tratta di un’impugnatura errata, che non permette di avere una buona manualità, e che stanca il polso e le dita(lo abbiamo visto anche nel post dedicato ai consigli per imparare con il disegno a matita).
Ecco quindi che, nel momento in cui si cimenta con la calligrafia, è il caso di correggere il modo in cui si tiene il pennino.
Più avanti cercheremo di ricordarci di scrivere una guida dedicata, per ora ci limitiamo a dire che l’impugnatura deve essere rilassata, senza stringere troppo il pennino, e senza tenere la mano eccessivamente tesa: in linea di massima, quando scriviamo, la nostra presa è troppo forte. Tenendo il pennino a circa un centimetro dalla punta, tra indice e pollice e con il sostegno del dito medio, è bene inclinarlo di 45 gradi rispetto al foglio: questo è l’angolo ideale, facile da mantenere costante – con un po’ di allenamento – grazie all’aiuto del palmo della mano, che resta appoggiato alla carta.
Con il tempo, poi, si può imparare a variare l’angolo di scrittura, di modo da ottenere facilmente degli spessori differenti all’interno della stessa lettera.
Ora dovresti avere tutte le informazioni necessarie per iniziare a imparare la calligrafia!
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